GruVillage 2017 • The Art Movie • official presentation video

GruVillage 2017 sempre più creativo e al passo con i grandi festival internazionali: lancia la line up della sua 12 edizione con un art-movie che porta lo zampino di uno degli street artist più quotati al mondo

 

GruVillage 2017 featuring PixelPancho & rs03 (robot snodabile 03)
Marco Testa regia, montaggio, musiche originali
Giulio Milone camera e Giulia Mola aiuto regia

Il GruVillage 2017, il festival musicale che al 12° anno di vita è una delle manifestazioni musicali di punta del panorama estivo del nord ovest, viene raccontato in 45 secondi attraverso gli occhi e le atmosfere androideee di PixelPancho, l’artista venerato come una rockstar nel mondo della street art” (cit. Rolling Stone) e di rs03 - robot snodabile 03. Il video, diretto dal regista e musicista Marco Testa, si nutre delle atmosfere post industriali che PixelPancho riproduce nelle sue opere, e presenta la line up del Festival: i nomi degli artisti che si esibiranno sul palco del GruVillage compaiono su vari oggetti metallici e non, nell’officina in cui l’artista costruisce il robot, come se fossero ingredienti di un’antica pozione magica o elementi fondamentali di un progetto in costruzione. Il video, richiama l’immaginario gotico dei film di Tim Burton e delle illustrazioni di Edward Gorey, portando lo spettatore in un’atmosfera steampunk onirica, ma tangibile, fantastica, ma reale. Si rappresenta così l’anima più vera del GruVillage: nell’arena del festival il suono intangibile si trasforma in emozione pura, diventando colore e memoria. L’esperienza di un concerto regala così alla nostra vita la consistenza di una favola, un po’ reale e un po’ immaginaria.  

 

La collaborazione fra GruVillage e PixelPancho non si limita a questo: l’artista ha dipinto in esclusiva per il festival un acquerello su serigrafia stampata a mano da Sericraft. La sua Mademoiselle Le Gru è la leading image dell’edizione 2017 del festival. Raffigura un robot dalle sembianze umane e femminili in abiti ottocenteschi, che stringe a sé una gru immersa in un enorme bouquet di piante e fiori. Dettagli rappresentativi di un festival che si svolge a Grugliasco, città il cui toponimo fa riferimento alle gru che un tempo sostavano nell’area durante le migrazioni stagionali. Un luogo che con il tempo non ha tradito la sua vocazione di crocevia e di incontro.
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Pixel Pancho – Biografia 

Nato a Torino nel 1984, PixelPancho è stato iniziato alle forme e ai colori dal nonno, pittore occasionale. La sua passione per l’arte e il design lo porta a studiare all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e in seguito alla Real Academia de Bellas Artes a Valencia in Spagna. In questo periodo si avvicina alla scena della street art e dei graffiti. Influenzato da questo mondo inizia a utilizzare bombolette spray e marker e a lavorare su superfici esterne anziché utilizzare metodi più classici di pittura su carta o tela. In seguito, muovendosi tra Torino e Valencia, PixelPancho si fa notare sulle strade usando differenti mezzi come piastrelle, murales, stickers e poster art: molto presto le sue opere iniziano ad abbellire i muri di tante città europee. Il lavoro di PixelPancho ha diverse influenze: si notano tracce del pittore storico spagnolo Joaquin Sorella, del surrealista Salvador Dalì, del gruppo politico di pittori “El Equino Cronica” fino ai più moderni Ron English e Takashi Murakami. I suoi viaggi lo portano in tutto il mondo in occasione di graffiti jam, grandi muri da dipingere, festival di arte, mostre di gruppo e personali in diverse gallerie, queste esperienze hanno consentito allo stile di PixelPancho di evolversi dalle semplici raffigurazioni dei suoi robot alle composizioni più complesse e strutturate che caratterizzano i suoi lavori di oggi. La narrativa delle opere dell’artista torinese parte da un mondo dimenticato che esiste dietro un grande strato di polvere; un mondo popolato da robot ammaccati, decadenti e rotti a terra, i loro corpi  di ferro e rame arrugginiti è come se fossero destinati all’oblio. Nonostante la grande gamma e la diversità dei suoi lavori, questo mondo surreale è un filo costante che oscilla tra riferimenti storici e contemporanei, dando un senso al “qui e ora”. Le caratteristiche fisiche e gestuali che umanizzano questi robot sono un’inconfondibile “marchio di fabbrica” dell’artista. Il lavoro di PixelPancho, che si può trovare sui muri degli edifici abbandonati di diverse città in Europa, Stati Uniti, Sud America, Nord Africa e Oceania è un unico mondo di storie interconnesse: i murales, i dipinti, le sculture… alla fine sono solo una piccola parte di qualcosa di più grande, un’altra storia che vive all’interno di questo grande regno surreale in continua crescita. Attualmente PixelPancho lavora soprattutto nei suoi due studi di Torino e Brooklyn a NY, negli ultimi due anni ha allestito mostre personali in prestigiose gallerie a Parigi (Le Fauvre), Londra (Stolen Space), Roma (Varsi) e NY (Hoerle-Guggenheim), ha dipinto per importanti festival in mezzo mondo (Miami ArtBasel, Berlin Uman Nation, Christal Ship Festival in Olanda, Rabat Jidar Festival, etc) e ha realizzato progetti che lo hanno portato dalla Repubblica Dominicana agli Usa o dall’Austria alla Norvegia. In questo periodo si sta concentrando su bio sculture in grado di produrre energia, bio installazioni in zone di carenza d'acqua -come condensatori d'acqua piovana e umidità- e sull’utilizzo di materiali eco-bio-compatibili.

 

Marco Testa – Biografia 

Classe 1977, regista, montatore e musicista ha lavorato per la Rai “ La storia siamo noi ”, montando diversi episodi della serie e realizzando il documentario “ Vuoti a perdere ?”, viaggio nella psichiatria italiana. Videomaker della rassegna artistica “ Ars Captiva ” e del festival di graffiti “ Streetalps”, spazia dalla video-arte all’istituzionale, sperimentando sempre nuove soluzioni cinematografiche e nuove forme di comunicazione.